L’opale

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L'OPALE

Due amici, visitano una gioielleria, dopo aver visto dei diamanti e pietre preziose, l'uno dei due, mostra all'altro una strana pietra senza luce – Io non vedo alcuna bellezza in questa pietra -! Il suo amico, la prende nella mano e la tiene al caldo qualche minuto, riscaldandola col suo calore. Quando la mostra, con sorpresa, tutta la superficie risplende dei colori dell'arcobaleno. Com'è possibile questo? – Questa è un "opale" – essa, ha bisogno del calore della mano, per sprigionare tutta la sua bellezza. Ci sono nel mondo, tanti esseri perduti, imprigionati, che non attendono che il contatto di una mano, per poter tornare a brillare. Che sicurezza sapere che due mani si sono stese e sono state inchiodate per noi, a dimostrarci il grande amore del Padre. Le mani di Dio sono sopra tutti coloro che cercano il Suo nome. Nel Suo abbraccio e nel Suo calore la tua vita brillerà come le stelle del cielo sempiterno.

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Il valore della vita umana

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20 euro

IL VALORE DELLA VITA UMANA

Un professore mostra un biglietto da 20 € e chieda ai suoi studenti: "Chi vuole questo biglietto? " Tutte le mani si alzano.

Allora comincia a sgualcire il biglietto e poi chiede di nuovo: "Lo volete ancora?" Le mani si alzano di nuovo.

Getta per terra il biglietto sgualcito, lo pesta con i piedi e chiede: "Lo volete sempre?" Tutte le mani si rialzano.

Quindi dice: "Avete appena avuto una dimostrazione pratica! Importa poco ciò che faccio con questo biglietto, lo volete sempre, perché il suo valore non è cambiato. Vale sempre 20 €”.

Molte volte nella vostra vita, sarete sgualciti, rigettati dalle persone e dagli avvenimenti. Avrete l'impressione di non valere più niente, ma il vostro valore non sarà cambiato agli occhi delle persone che vi amano davvero. Anche nei giorni in cui sentiamo di valere meno di un centesimo, il nostro vero valore è rimasto lo stesso.

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La memoria di Dio

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LA MEMORIA DI DIO

(Bruno Ferrero)

Racconto:

Una donna riteneva che Dio le apparisse in visione. Andò quindi a consigliarsi dal proprio vescovo. Il buon presule le fece la seguente raccomandazione: «Cara signora, lei forse sta credendo a delle illusioni. Deve capire che in qualità di vescovo della Diocesi sono io che posso decidere se le sue visioni sono vere o false». 

«Certo, Eccellenza». 

«Questa è una mia responsabilità, un mio dovere». 

«Perfetto, Eccellenza». 

«Allora, cara signora, faccia quello che le ordino». 

«Lo farò, Eccellenza». 

«La prossima volta in cui Dio le apparirà, come lei sostiene, lo sottoponga a una prova per sapere se è realmente Dio». 

«D'accordo, Eccellenza. Ma qual è la prova?». 

«Dica a Dio: "Rivelami, per favore, i peccati personali e privati del signor vescovo". Se è davvero Dio ad apparirle, costui le rivelerà i miei peccati. Poi, torni qui e mi racconti cosa avrà risposto; a me, e a nessun altro. D'accordo?». 

«Farò proprio così, Eccellenza». 

Un mese dopo, la signora chiese di essere ricevuta dal vescovo, che le domandò: «Le è apparso di nuovo Dio?». 

«Credo di sì, Eccellenza». 

«Gli ha chiesto quello che le ho ordinato?». 

«Certo, Eccellenza!». 

«E cosa le ha risposto Dio?». 

«Mi ha detto: "Di' al vescovo che i suoi peccati io li ho dimenticati"». 

Morale:

«Dio è più grande del nostro cuore» (1 Giovanni 3,20).

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Il popolo dei perdonati

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IL POPOLO DEI PERDONATI

(Preghiera di Don Angelo Saporiti, adattata)

Signore, spesso mi sono chiesto: che razza di Chiesa è la tua? 

Davanti a tanta gente che viene in chiesa solo per farsi vedere, o per abitudine, o per sentirsi a posto con la coscienza, malignando e spettegolando sugli altri, qualche volta ho pensato anch'io come tanti: basta, me ne vado, non vengo più, meglio credere solo in Dio, ma non nella Chiesa! 

E non mi sono accorto che ragionando in questo modo, stavo anch'io giudicando, stavo lanciando pietre contro altri tuoi figli, stavo uccidendo i miei fratelli e le mie sorelle. 

Ma tu, Signore, nella tua bontà mi hai fermato: ogni volta che giudicavo, ogni volta che pensavo di andarmene, tu mi hai sempre messo davanti i miei errori, le mie falsità, le mie imperfezioni, i miei tradimenti, la mia fede fragile, il mio peccato quotidiano…

Ti prego, Signore, ogni volta che vorrei lanciare una pietra contro la Chiesa o contro qualcuno della mia comunità, fammi capire che la tua Chiesa è un popolo di perdonàti, non di giusti o di perfetti. 

Fammi capire che la Chiesa non è un tribunale, ma una casa abitata da gente perdonata. 

Fammi capire, Signore, che tu non vuoi una Chiesa di ghiaccio, ma una Chiesa con un cuore caldo, capace di accogliere senza ferire, di amare senza pretendere, di perdonare senza rinfacciare, di dire la verità senza far piangere. 

Questa è la Chiesa che tu vuoi e che anch'io ogni giorno mi impegnerò a costruire con il tuo aiuto e la tua grazia. 

Amen

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La rondine e la piuma

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LA RONDINE E LA PIUMA

(Gianfranco Ravasi)

Certo, sia la rondine sia la piuma si librano nell'aria, ma la differenza è netta: la rondine sceglie la traiettoria, naviga contro il vento opponendogli il suo petto carenato; la piuma, invece, è sospinta da ogni corrente d'aria, è succube a ogni soffio. 

Una domanda s'impone: e noi come siamo? Siamo rondini libere e sicure o piume agitate da ogni brezza e variabilità?

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La strada per Dio

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LA STRADA PER DIO

(Bruno Ferrero)

Racconto:

Molti eremiti abitavano nei dintorni della sorgente. Ognuno di loro si era costruito la propria capanna e passava le giornate in profondo silenzio, meditando e pregando. Ognuno, raccolto in se stesso, invocava la presenza di Dio. 

Dio avrebbe voluto andare a trovarli, ma non riusciva a trovarne la strada. Tutto quello che vedeva erano puntini lontani tra loro nella vastità del deserto. Poi, un giorno, per una improvvisa necessità, uno degli eremiti si recò da un altro. Sul terreno rimase una piccola traccia di quel cammino. Poco tempo dopo, l'altro eremita ricambiò la visita e quella traccia si fece più profonda. Anche gli altri eremiti incominciarono a scambiarsi visite. 

La cosa accadde sempre più frequentemente. Finché, un giorno, Dio, sempre invocato dai buoni eremiti, si affacciò dall'alto e vide che vi era una ragnatela di sentieri che univano tra di loro le capanne degli eremiti. Tutto felice, Dio disse: "Adesso si! Adesso ho la strada per andarli a trovare". 

 

Morale:

Quando siamo in comunione tra noi, Dio è felice di venire a stare nel nostro cuore.

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Martino, il calzolaio che aspettava Gesù

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MARTINO, IL CALZOLAIO CHE ASPETTAVA GESU'

 (Comunità missionaria Villaregia, versione adattata)

Racconto:

Martino, avvicinandosi il Natale, desiderava preparare qualcosa per Gesù. Gli preparò un paio di scarpe, una torta, e mise da parte dei risparmi che potevano servire a Gesù per i suoi poveri. 

Quando era tutto pronto si mise ad aspettarlo. Improvvisamente qualcuno fuori gridò: “Al ladro, al ladro…”. Una donna afferrava un bambino che le aveva rubato una mela. Martino, si addolorò e pensò: “Adesso, se arriva la polizia e lo prende, come passerà il Natale?”. Prese i risparmi che aveva messo da parte per Gesù eli diede alla donna, pregandola di lasciare andare il bambino. 

Nuovamente, incominciò ad aspettare Gesù e per la finestra si accorse di un paio di piedi che camminavano scalzi sulla neve. “Chi sarà?”, si domandò. E uscì a cercare il proprietario di quei piedi. Era un giovane: “Vieni, entra in casa mia, riscaldati un poco”, gli disse. Afferrò le scarpe che aveva fatto per Gesù e gliele diede. Si disse felice: “Per Gesù mi rimane ancora la torta”. 

Già il sole tramontava, quando Martino vide un anziano che camminava curvo sulla strada. “Povero vecchietto, forse non avrà mangiato niente tutto il giorno”, pensò tra sé e sé. Lo invitò ad entrare in casa, non gli restava che la torta. “Pazienza!”, pensò tra sè, offrendo la torta al povero, “accoglierò Gesù un'altra volta”. 

Dopo che anche l’anziano se ne andò, il povero Martino si sentiva felice e nello stesso tempo triste, aveva preparato tutto per Gesù, ma lui non era arrivato: pazienza! 

Durante la notte sognò Gesù, che gli diceva: “Martino, mi stavi aspettando?”. “Sì”, rispose, “ti ho atteso tutto il giorno…”. “Ma io sono venuto a visitarti per ben tre volte. Grazie dei tuoi regali!”, gli rispose Gesù. 

E Martino vide che Gesù aveva nelle sue mani i risparmi e la torta, e ai suoi piedi le scarpe. Si svegliò felice: Gesù era andato a visitarlo.

Morale:

Ogni volta che facciamo del bene, Dio viene a visitarci, personalmente o per mezzo dei suoi collaboratori (gli uomini), per ringraziarci.

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Il ponte

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IL PONTE

Racconto:

Questa è la storia di due fratelli che vissero insieme d'amore e d'accordo per molti anni. Vivevano in cascine separate, ma un giorno scoppiò una lite e questo fu il primo problema serio che sorse dopo 40 anni in cui avevano coltivato insieme la terra condividendo le macchine e gli attrezzi, scambiandosi i raccolti e i beni continuamente. 

Cominciò con un piccolo malinteso e crebbe fino a che scoppiò un diverbio con uno scambio di parole amare a cui seguirono settimane di silenzio. 

Una mattina qualcuno bussò alla porta di Luigi. Quando aprì si trovò davanti un uomo con gli utensili del falegname: "Sto cercando un lavoro per qualche giorno", disse il forestiero, "forse qui ci può essere bisogno di qualche piccola riparazione nella fattoria e io potrei esserle utile per questo". 

"Sì", disse il maggiore dei due fratelli, "ho un lavoro per lei. Guardi là, dall'altra parte del fiume, in quella fattoria vive il mio vicino. Beh! è il mio fratello minore. La settimana scorsa c'era una splendida prateria tra noi, ma lui ha deviato il letto del fiume perché ci separasse. Deve aver fatto questo per farmi andare su tutte le furie, ma io gliene farò una. Vede quella catasta di pezzi di legno vicino al granaio? Ebbene voglio che costruisca uno steccato di due metri circa di altezza, non voglio vederlo mai più". Il falegname rispose: "Mi sembra di capire la situazione". 

Il fratello maggiore aiutò il falegname a riunire tutto il materiale necessario e se ne andò fuori per tutta la giornata per fare le spese in paese. Verso sera, quando il fattore ritornò, il falegname aveva appena finito il suo lavoro. Il fattore rimase con gli occhi spalancati e con la bocca aperta. 

Non c'era nessuno steccato di due metri. C'era, invece, un ponte che univa le due fattorie sopra il fiume. Era una autentica opera d'arte, molto fine, con corrimano e tutto. 

In quel momento, il vicino, suo fratello minore, venne dalla sua fattoria e abbracciando il fratello maggiore gli disse: -"Sei un tipo veramente in gamba. Ma guarda! Hai costruito questo ponte meraviglioso dopo quello che io ti ho fatto e detto". 

E così stavano facendo la pace i due fratelli, quando videro che il falegname prendeva i suoi arnesi. “No, no, aspetta; rimani per alcuni giorni ancora, ho parecchi lavori per te”, disse il fratello maggiore al falegname. "Mi fermerei volentieri", rispose lui, "ma ho parecchi ponti da costruire". 

Morale:

Molte volte lasciamo che i malintesi e le stizze ci allontanino dalla gente a cui vogliamo bene, lasciando che sia l'orgoglio a prevalere sui sentimenti. 

Non permettere che ciò succeda nella tua vita. Impara a perdonare e apprezza quanto hai. Ricorda che perdonare non cambia nulla del passato, ma del futuro sì. Non conservare rancore né sentimenti di amarezza che ti feriscono, ti allontanano da Dio e dalle persone che ti vogliono bene. 

Impara ad essere felice e a godere delle meraviglie che Dio ha creato. Egli ti ama e desidera che tu abbia una vita felice e piena di amore e armonia. 

Non permettere che un piccolo incidente rovini una grande amicizia. Ricorda che il silenzio, a volte, è la miglior risposta. 

Ciò che più importa è una casa felice. Fa' tutto quello che è nelle tue mani per creare un ambiente di pace e armonia. 

Ricorda che la migliore relazione è quella in cui l'amore tra due persone è più grande del bisogno che hanno l'una dell'altra.

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Un bicchiere di latte

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UN BICCHIERE DI LATTE

Racconto:

Un giorno, un ragazzo povero che vendeva merci porta a porta per pagarsi gli studi all'Università, si trovò in tasca soltanto una moneta da 10 centesimi, e aveva fame. Decise che avrebbe chiesto qualcosa da mangiare nella prossima casa, ma i suoi nervi lo tradirono quando gli aprì la porta una donna stupenda. Al posto di qualcosa da mangiare chiese un bicchiere d'acqua. Lei pensò che il giovane sembrava affamato, e dunque gli portò un bel bicchiere di latte. Lui lo bevve piano, e allora chiese: "Quanto devo?". "Non mi deve niente", rispose lei. "Mia madre ci ha insegnato che dobbiamo essere sempre caritatevoli con coloro che hanno bisogno di noi". E lui disse: "Allora la ringrazio di cuore!". Quando Howard Kelly andò via da quella casa, non soltanto si sentì più sollevato, ma anche la sua fede in Dio e negli uomini era diventata più forte. Era stato sul punto di arrendersi e di lasciare gli studi a causa della sua povertà.

Qualche anno dopo la donna si ammalò in modo grave. I medici del paese erano preoccupati. Alla fine la inviarono alla grande città. Chiamarono il Dott. Howard Kelly per un consulto. Quando lui sentì il nome del paese da dove proveniva la paziente, sentì negli occhi una luce particolare e una gradevole sensazione. Immediatamente il Dott. Kelly salì dalla hall dell'ospedale fino alla stanza di lei. Vestito con il suo grembiule da dottore entrò a vederla. Capricci del destino, era lei, la riconobbe subito. Ritornò alla stanza determinato a fare tutto il possibile per salvare la sua vita. Da quel giorno seguì quel caso con la maggiore attenzione, lei subì un'operazione a cuore aperto e si recuperò molto lentamente. Dopo una lunga lotta, lei vinse la battaglia! Era finalmente recuperata! Giacché la paziente era fuori pericolo, il Dott. Kelly chiese all'ufficio amministrativo dell'ospedale che gli inviassero la fattura con il totale delle spese, per approvarla. La ricontrollò e la firmò. Inoltre scrisse qualcosa sui margini della fattura e la inviò alla stanza della paziente.

La fattura arrivò alla stanza della paziente, ma lei aveva paura di aprirla, perché sapeva che avrebbe lavorato per il resto della sua vita per pagare il conto di un intervento così complicato. Finalmente la aprì, e qualcosa attirò la sua attenzione. Sui margini della fattura lesse queste parole: "Pagata completamente molti anni fa con un bicchiere di latte. Firmato: Dott. Howard Kelly". I suoi occhi si riempirono di lacrime di gioia e il suo cuore fu felice e benedisse il dottore per avergli ridato la vita.

Morale:

Si raccoglie quello che si semina.

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Una scelta di classe

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UNA SCELTA DI CLASSE

“Se non me lo lasci fare non potrò andare a scuola! Mi vergognerei troppo… È terribilmente importante, mamma!”. Elena scoppiò a piangere. Era la sua arma più efficace.

“Uffa, fa’ come vuoi…”, brontolò la madre, sbattendo il cucchiaino nel lavello. “Sembrerai un mostro. Peggio per te”.

In altre 23 famiglie stava avvenendo una scenetta più o meno simile. Erano i ragazzi della II^ B della Scuola Media “Carlo Alberto di Savoia”. Per quel giorno avevano preso una decisione importante. Ma gli allievi della II^ B erano 25. In effetti, solo nella venticinquesima famiglia, le cose stavano andando in un modo diverso, Elisabetta era un concentrato di apprensione, la mamma e il papà cercavano di incoraggiarla.

Era la quindicesima volta che la ragazzina correva a guardarsi allo specchio.

“Mi prenderanno in giro, lo so. Pensa a Marisa che non mi sopporta o a Paolo che mi chiama 'canna da pesca'… Non aspetteranno altro”. Grossi lacrimoni salati ricominciarono a scorrere sulle guance della ragazzina. Cercò di sistemarsi il cappellino sportivo che le stava un po' largo.

Il papà la guardò con la sua aria tranquilla: “Coraggio Elisabetta. Ti ricresceranno presto. Stai reagendo molto bene alla cura e fra qualche mese starai benissimo”.

“Sì, ma guarda!”. Elisabetta indicò con aria affranta la sua testa che si rifletteva nello specchio, lucida e rosea.

La cura contro la leucemia che l'aveva colpita due mesi prima le aveva fatto cadere tutti i capelli.

La mamma la abbracciò: “Forza Elisabetta. Si abitueranno presto, vedrai…”.

Elisabetta tirò su con il naso, si infilò il cappellino, prese lo zainetto e si avviò. Davanti alla porta della II^ B, il cuore le martellava forte. Chiuse gli occhi ed entrò. Quando li riaprì per cercare il suo banco, vide qualcosa di strano. Tutti, ma proprio tutti, i suoi compagni avevano un cappellino in testa, si voltarono verso di lei e sorridendo si tolsero il cappello esclamando: “Bentornata Elisabetta!”.

Erano tutti rasati a zero, anche Marisa cosi fiera dei suoi riccioli, anche Paolo, anche Elena e Giangi e Francesca… tutti. Si alzarono e abbracciarono Elisabetta che non sapeva se piangere o ridere e mormorava soltanto: “Grazie…”.

Dalla cattedra, sorrideva anche il professor Donati, che non si era rasato i capelli, perché era pelato di suo e aveva la testa come una palla da biliardo.

La con-passione è amare con il cuore di Dio.

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