Beato Giovanni XXIII

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Da Sotto il Monte a Roma

Angelo Giuseppe Roncalli nasce a Sotto il Monte (Bergamo) il 25 novembre 1881 da una famiglia contadina che lavora la terra a mezzadria; ha dodici fratelli. Vive in una cascina in cui abitano in tutto trenta persone. La sua educazione religiosa la riceve soprattuttod allo zio Zaverio e dal parroco del paese don Francesco Rebuzzini. A poco più di sette anni – fatto questo straordinario – riceve la Prima Comunione e a nove anni arriva la vocazione: dopo la terza elementare, dal momento che nel suo paese non ci sono le classi successive, studia per due anni ancora con i sacerdoti locali, poi viene mandato in III ginnasio (3° media) al Collegio vescovile di Celana. Le difficoltà di relazione con i compagni, più grandi e più preparati di lui, che tra l'altro spesso vengono da famiglie agiate, non sono poche e  nelle prime pagelle ci sono molte insufficienze. Comunque, nell'ottobre del 1892, dopo un esame di due giorni, viene finalmente "ammesso in prova" al seminario di Bergamo. La retta è pagata dal conte Giovanni Morlani, proprietario delle terre lavorate dai Roncalli. Angelo fa grandi progressi negli studi e a quattordici anni è ammesso alla tonsura entrando nella "classe clericale".

Nel 1900 passa al seminario di Roma, scelto con altri due compagni dal vescovo Guindani per usufruire dell'antico lascito di un prelato morto nel 1640. I compagni di studio di Roma lo ammirano per la sua compostezza e diligenza. Se qualcuno si lasciava andare a qualche trasgressione, poi diceva: "Che non lo sappia 
Roncalli!", ma non certo perché temeva che lo riferisse ai superiori, quanto perché sapeva che ne avrebbe sofferto.
Nel 1901 inizia il servizio militare (un anno e non due grazie alla somma anticipata dalla curia). Dell'ambiente della caserma lo infastidiscono soprattutto gli scherzi, le volgarità, le bestemmie. Non è prevista la presenza di un sacerdote, quindi Roncalli si trova a svolgere la funzione di assistente spirituale, Chiamerà poi il periodo trascorso in caserma "cattività babilonese", dopo la quale dieci giorni di esercizi costituiscono una "ripulitura". Intanto ha conosciuto padre Francesco Pitocchi, redentorista, che sarà sempre per lui una valida guida spirituale.
L'11 aprile 1903 diventa sussidiacono, dedicandosi completamente a Dio; il 19 dicembre è diacono. Il 13 luglio 1904 si laurea. Il 10 agosto 1904 è ordinato sacerdote. In quell'occasione i parenti non ci sono, perché il viaggio da Sotto il Monte a Roma è troppo costoso. Con la famiglia celebrerà perà la sua prima messa a Sotto il Monte il 15 agosto. Il rettore del seminario di Roma chiede però che rimanga ancora a proseguire gli studi. 
 
I primi anni di sacerdozio
 

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Nel 1905 don Angelo Roncalli torna a Bergamo, come segretario del nuovo vescovo, Giacomo Maria Radini Tedeschi, succeduto a Guindani. Tra i due si stabilisce subito una sintonia malgrado le diverse estrazioni sociali: il vescovo è un conte, mentre Roncalli veniva da famiglia contadina. Oltre ad essere segretario del vescovo ha anche la responsabilità del periodico della curia "La Vita Diocesana" e insegna in seminario.
Dal 1908 diventa docente alla Scuola magistrale di religione per le maestre e le studentesse delle magistrali, dove le ragazze si preparano per insegnare religione alle elementari.
Nel 1909 appoggia, con il vescovo, uno sciopero al cotonificio Zopfi a Ranica, vicino Bergamo, causato dal licenziamento del vicepresidente della Lega degli operai cotonieri e dai continui dileggi di cui sono vittime alcune operaie. Egli ritiene infatti che, se lo sciopero fosse guidato dai socialisti, potrebbero esserci degli scontri. Lo sciopero si svolge senza incidenti né violenze. Durante la prima guerra mondiale viene richiamato alle armi nella Sanità e diventa cappellano, con il grado di tenente, dell'ospedale militare creato nel seminario di Bergamo. 
Nel 1918 accetta l'incarico di assistere i malati di tubercolosi, convinto che proprio la sua tranquillità rispetto al rischio che corre gli permetterò di evitare il contagio.

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Intanto anche la febbre spagnola miete vittime, tra le quali c'è la sorella Enrica. Alla fine della guerra anche il fratello Giuseppe è in condizioni distatrose aggravate dalla spagnola: i medici dubitano che possa sopravvivere, ma non morirà e avrà dieci figli.
Dopo la guerra sarà assorbito da un nuovo incarico: l'attività a favore degli studenti, residenti anche fuori da collegi e pensionati avviata alla fine del 1918 con l'ampliamento dell'Opera sant'Alessandro. Per quanto i ragazzi ammessi a farne parte siano scelti in modo accurato, c'è sempre qualcuno che crea problemi.
Nè dovrà espellere due, ma scriverà: " In seguito ad atti di indisciplina commessi ieri sera dai due più grandi in dormitorio, stamattina dopo la messa ne ho dichiarati dimessi due dal pensionato; e sono rimasto fermo tutto il giorno nella decisione nonostante molte lacrime e le scuse. […] Per me trattasi di dare l'impronta e questa vuol essere di giusta larghezza e i rispettosa libertà, ma insieme di sincerità, di ordine, di disciplina. Il cuore però mi sanguina nel dover prendere queste risoluzioni!"
 
A Roma, con l'Opera della propagazione della fede
 
La sua opera con i giovani terminerà nel 1921 quando verrà chiamato a Roma per assumere la presidenza del Consiglio nazionale per l'Italia dell'Opera della propagazione della fede. Il suo compito è in sostanza quello di creare un Consiglio centrale nazionale dell'Opera, con lo scopo di risvegliare la coscienza missionaria e cercare di creare nelle zone di missione un clero indigeno.
 
In Bulgaria
 
Dal 1925 al 1934 Roncalli è prima visitatore (rappresentante senza alcun riconoscimento), poi delegato (cioè rappresentante accreditato presso la Chiesa locale ma non presso il governo) apostolico in Bulgaria, paese a prevalenza ortodossa, dove i cattolici sono una minoranza e per di più sono divisi dagli uniati, che si riconoscono in comunione con Roma ma conservano i loro riti simili a quelli ortodossi. Per poter ricoprire questo ruolo viene ordinato vescovo. Le difficoltà non mancano. Papa Pio XI vede nella presenza di Roncalli in Bulgaria un modo per cercare di far tornare il paese al cattolicesimo, ma non sarà così.

in Bulgaria

Dopo la firma dei Patti lateranensi nel 1928 si assiste anche dal punto di vista politico a un tentativo di portare la religione cattolica all'alleato bulgaro: Giovanna di Savoia, cattolica, si unisce in matrimonio a re Boris III, ortodosso; i "borboni" (come Roncalli chiama i prelati ortodossi) e la popolazione locale si oppongono e preferirebbero che il re sposasse un'altra ma lui rifiuta. Per ottenere la dispensa papale necessaria alla celebrazione del sacramento, i due promettono che cresceranno i figli nell'educazione cattolica, ma poi ripetono il matrimonio in rito ortodosso. Questo provoca tensioni con la Chiesa di Roma e imbarazzo dello stesso Roncalli, che però lascerà la Bulgaria benvoluto da tutti. Al momento del saluto, Giovanna, con un'intuizione profetica, prometterà di andare a trovarlo quando sarà stato eletto pontefice. La sua disponibilità e il suo atteggiamento, sempre teso a conciliare gli opposti, lasceranno un segno indelebile. A Sofia gli sono state dedicate delle chiese, una via e una libreria. Alcuni lo chiamano ancora "papa bulgaro". 

 

In Turchia e in Grecia

roncalli in turchiaIl 24 novembre 1934 Roncalli è nominato delegato apostolico in Turchia e Grecia e amministratore del vicariato apostolico di Costantinopoli. Roncalli si accorge che in quelle terre lo spazio per i cattolici non è molto. Non ci si è mai proccupati di formare un clero indigeno e tra i religiosi presenti (soprattutto italiani e francesi) c'è rivalità e quasi nessuno sa esprimersi in turco. Studia la lingua e, nell'arco di sei mesi, comincia ad usarla nelle celebrazioni. Questo suscita incomprensioni a Roma e tra i fedeli turchi. Nel 1935 fa il suo primo viaggio in Grecia ma con visto turistico. Non potrà lasciare la Turchia in luglio per i funerali del padre e nemmeno nel 1939 per quelli della madre. 
Finché l'Italia resta fuori dalla guerra, Roncalli sembra vedere positivamente il fascismo, come si evince dalle lettere ai familiari (forse per non creare loro problemi nel caso rendano pubblico ciò che scrive). Sa di essere tenuto sotto contrllo e quindi agisce con prudenza. Convince re Boris III a concedere il visto di transito agli ebrei provenienti dalla Slovacchia attraverso l'Ungheria, prepara documenti falsi in cui gli ebrei sono registrati come cattolici. Il tutto spesso in accordo con la Santa Sede. Per questo lo stato di Israele sta valutando l'ipotesi di includerlo tra i giusti delle nazioni. 
 
A Parigi
 
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Nel dicembre del 1944 Roncalli viene nominato nunzio apostolico a Parigi, dove p atteso il 1° gennaio. L'urgenza del trasferimento è motivata dal fatto che il nunzio di Parigi, Valerio Valeri, non è gradito al governo di De Gaulle, che lo considera un collaborazionista. De Gaulle aveva chiesto alla Santa Sede di allontanare dalla Francia tutti gli ecclesiastici ritenuti complici dei tedeschi. Pio XII aveva obiettato che non sono i governi a essere accreditati, ma i singoli nunzi. In mancanza del nunzio apostolico, gli auguri al nuovo governo avrebbero dovuto essere letti dall'ambasciatore russo, il più anziano, ma ostile al cattolicesimo. Per evitare che questo accada si arriva alla nomina di Roncalli, che deve lasciare rapidamente la Turchia. Anche lì la sua figura non è mai stata dimenticata, tanto che in occasione della beatificazione è stato dato il suo nome al luogo in cui abitava in Instanbul e in un teatro della città. 
La prima questione di cui deve occuparsi a Parigi è quella dell'epurazione dei prelati considerati collaborazionisti. Ricevuta la lista dei nomi dal cattolico Latreille, che fa parte del Comitato di liberazione, chiede di avere prove e non chiacchiere. Alla fine farà allontanare solo sette prelati, senza darne motivazione pubblica, ma con estrema discrezione. Resta il problema dell'elenco dei prelati da promuovere perché graditi al governo. Alla fine delle trattative Roncalli ne promuove uno, Duperray, nel 1947. Intanto visita i campi d'internamento in cui i francesi tengono prigionieri i tedeschi e, addolorato per le loro terribili condizioni, si adopera perché vengano rilasciati. In uno di questi campi ordina due sacerdoti.
 
A Venezia
 

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Nel novembre del 1952 Roncalli riceve una lettera di Montini, sostituto della segreteria di stato vaticana, che gli chiede la disponibilità a diventare patriarca di Venezia. Risponde con il suo motto episcopale " Oboedientia et pax". Il 12 gennaio 1953 viene nominato cardinale. Il 15 marzo prende possesso della diocesi dove si trova a fronteggiare le difficoltà della convivenza con le opposte correnti politiche. Subito dopo la sua canonizzazione, benedice la prima pietra della chiesa che gli verrà dedicata a Marghera. Nel 1954 un architetto francese, Gaston Bardet, gli chiede di scrivere la prefazione a un libro in cui prevede che diventerà papa. Alla previsione risponde: "Vade retro Satana". 
 
Il conclave e l'elezione al pontificato
 
Il 9 ottobre 1958 Pio XII muore. Tre giorni dopo Roncalli parte per il conclave. L'orientamento sembra essere quello dell'elezione di un cardinale anziano come papa di transizione. In un primo momento Roncalli non è tra i più attivi, ma avvicinandosi il conclave comincia ad intuire qualcosa. Alcunio cercano di affossare la sua candidatura mettendo in giro voci sulla precarietà delle sue condizioni di salute. Roncalli nè è contento perché potrebbero allontanarlo dalle responsabilità del pontificato, ma ne è anche dispiaciuto perché si tratta di falsità dette per interesse personale. Al conclave partecipano solo 51 cardinali (avrebbero dovuto essere 55, ma 2 non possono uscire dai loro paesi dove vige il regime comunista e due muoiono mentre la sede pontificia è vacante). Il 28 ottobre Roncalli è papa con il nome di Giovanni XXIII. Quando la radio e le televisioni diffondono la notizia, a Sotto il Monte arrivano subito i giornalisti e il piccolo paese diventa il centro del mondo. I parenti piangono di gioia poi accettano con umiltà di essere, loro malgrado, sotto i riflettori.
Fin dall'inizio del suo pontificato Roncalli è vicino ai bisognosi: entusiasma tutti la sua visita a Natale ai bimbi malati in due ospedali e, il giorno di Santo Stefano, la visita ai detenuti del carcere Regina Coeli.
Durante il suo breve pontificato, in cui adotta per primo l'usanza di recarsi a far visita alle parrocchie ogni domenica quale vescovo di Roma, saranno più di centocinquanta le sue uscite pubbliche.
Presto delinea quelli che saranno i punti fondamentali del suo pontificato: Sinodo romano, Concilio ecumenico, aggiornamento del codice di diritto canonico. L'idea del Concilio suscita anche critiche poiché alcuni pensano che, essendoci il dogma dell'infallibilità, il papa possa decidere da solo e altri temono che si dia spazio ai modernisti.
Intanto fa scalpore che Giovanni XXIII incontri ancora don Mazzolari e personaggi come Indro Montanelli.
 
Il Concilio Vaticano II
 
papi65Nel giugno del 1960 con la pubblicazione del motu proprio Superno Dei nutu si apre la fase preparatoria del Concilio: sarà tutto nuovo, non la prosecuzione di quello interrotto nel 1870 dalla Breccia di Porta Pia.
A settant'anni dalla Rerum Novarum, è pubblicata la Mater et Magistra, enciclica in cui vengono considerati le innovazioni e i cambiamenti dell'epoca in campo scientifico, economico e sociale. Il fatto che Giovanni XXIII sostenga che anche i non credenti sono figli di Dio e sono redenti da Cristo spinge il primo ministro Kruscev a esprimere opinioni favorevoli su di lui (come non era mai accaduto prima). Intanto fervono i preparativi del Concilio ecumenico, attraverso incontri in Vaticano per organizzare la gestione dell'aula conciliare, l'accoglienza dei partecipanti (più di 2000), la segreteria, la commissione tecnico-amministrativa, l'ufficio stampa. A dirigere il tutto sarà un consiglio di presidenza con l'assistenza della segreteria generale.
Nel frattempo Giovanni XXIII comincia a sentire i primi disturbi allo stomaco, sintomi del cancro che lo porterà alla morte. Nonostante questo, prima dell'apertura del Concilio vuole recarsi in pellegrinaggio a Loreto e Assisi. Il viaggio si svolge su un treno prestato dal Quirinale; lungo i binari la folla attende il papa che dal treno saluta. A Roma per il Concilio arrivano più di 2500 vescovi, compresi alcuni rappresentanti della Chiesa del silenzio. Come segno di buona volontà i russi liberano un vescovo ucraino detenuto per anni in un gulag. 
Una delle novità del Concilio è la mondovisione. L'attenzione dei media viene distolta solo per la crisi di Cuba. Siamo nell'autunno del 1962 e il mondo trema di fronte alla minaccia di una terza guerra mondiale che potrebbe essere nucleare. A poche ore dalla scadenza dell'ultimatum del presidente Kennedy al primo ministro russo Kruscev perché ritiri i missili, Giovanni XXIII interviene con un radiomessaggio trasmesso dalla Radio Vaticana il 25 ottobre. A tutto il mondo arriva la sua implorazione: 
 
"…la Chiesa non ha nel cuore che la pace e la fraternità tra gli uomini e lavora affinché questi obbiettivi si realizzino. Noi ricordiamo a questo proposito i gravi doveri di coloro che hanno la responsabilità del potere e aggiungiamo: "Con la mano sulla coscienza, che ascoltino il grido angoscioso che da tutti i punti della terra, dai bambini innocenti agli anziani, dalle persone alle comunità, sale verso il cielo: Pace! Pace!". Noi rinnoviamo oggi questa solenne implorazione. Noi supplichiamo tutti i governanti a non restare sordi a questo grido dell'umanità."

 

Missili e blocco navale sono ritirati e il mondo ricomincia a respirare. 
Il Concilio Vaticano II intanto si è aperto da due settimane, l'11 ottobre 1962. Giovanni XXIII si presenta come vescovo di Roma. La sera vorrebbe ritirarsi nelle proprie stanze ma la folla gremisce ancora piazza San Pietro. Il pontefice allora si affaccia e pronuncia, senza averlo preparato prima, il celebre discorso alla luna, che gli guadagna le simpatie dei fedeli:
"Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero. Qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera… Osservatela in alto a guardare a questo spettacolo… Noi chiudiamo una grande giornata di pace… Sì, di pace. Gloria a Dio e pace agli uomini di buona volontà.
… Se potessi domandare a ciascuno "Voi da che parte venite?", i figli di Roma, che sono qui specialmente rappresentati, "Ah, noi siamo i vostri figlioli più vicini, voi siete il Vescovo di Roma".
Ma voi, figlioli di Roma, voi sentite di rappresentare veramente la Roma caput mundi, così come nella Provvidenza è stata chiamata ad essere …
La mia persona conta niente, è un fratello che parla a voi diventato padre per la volontà di Nostro Signore… Continuiamo dunque a volerci bene, a volerci bene così, guardandoci così nell'incontro: cogliere quello che ci unisce, lasciar da parte quello, se c'è, qualche cosa che ci può tenere un po' in difficoltà… 
Tornando a casa, troverete i bambini. Date loro una carezza e dite "Questa è la carezza del Papa". Troverete forse qualche lacrima da asciugare. Dite una parola buona: "Il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza".
E poi tutti insieme ci animiamo cantando, sospirando, piangendo, ma sempre, sempre pieni di fiducia nel Cristo che ci aiuta e che ci ascolta, continuare e riprendere il nostro cammino.

Addio figlioli. Alla benedizione aggiungo l'augurio della buona notte.
 
Ecco l'emozionante video integrale del discorso alla luna:

 

La prima sessione del Concilio Vaticano II, che si chiuderà l'8 dicembre, verte sulla riforma della liturgia come recupero della purezza della liturgia romana e come espressione nuova dei contenuti della fede che però devono rimanere immutati.

 

Il 1° marzo 1963 Giovanni XXIII riceve il premio internazionale "Balzan" per la pace. Due mesi dopo, il primo maggio, è annunziata ufficialmente la malattia del papa e tutto il mondo si riunisce trepidante attorno al suo capezzale.

Giovanni XXIII si spegne nella più grande serenità il 3 giugno 1963 invocando il nome di Gesù. Poco prima aveva detto al suo segretario: "Perché piangere? E' un momento di gloria". Non potrà presenziare alla ripresa dei lavori il 29 settembre successivo. Il Concilio sarà concluso e le sue istanze saranno realizzate dal suo successiore Paolo VI.

Il miracolo per la beatificazione

3Alla fine del Concilio Vaticano II alcuni vescovi avrebbero voluto proclamare santo Giovanni XXIII per acclamazione. Ma Paolo VI preferì attendere e aprì la causa di beatificazione nel 1965. Il miracolo approvato da Giovanni Paolo II, che ha portato alla beatificazione di Giovanni XXIII, risale al 1966 e riguarda una religiosa, suor Caterina Capitani, ricoverata a Napoli per la perforazione dello stomaco dovuta a un'ulcera gastrica che l'aveva ormai ridotta in fin di vita. La notte del 22 maggio 1966 le sue consorelle, sapendola devota a lui, le pongono sullo stomaco una immaginetta di papa Giovanni XXIII invocando la guarigione di suor Caterina. Quest'ultima raccontò poi di aver visto accanto a sé papa Roncalli che le annunciava di aver ascoltato le preghiere a lui rivolte: guarì immediatamente e fu subito in gradi alzarsi. Suor Caterina Capitani si spegnerà nel 2010. Con questo miracolo, riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa cattolica, Giovanni XXIII viene beatificato il 3 settembre del 2000 e canonizzato il 27 aprile 2014. La norma in realtà prevede che per la canonizzazione sia necessario il riconoscimento di un secondo miracolo, ma papa Francesco ha concesso per Giovanni XXIII la dispensa dal secondo miracolo, avvalendosi di una facoltà che spetta al pontefice.

La santità di Giovanni XXIII

La sua profonda vita interiore tutti la possono scoprire leggendo il suo diario intimo, conosciuto come il Giornale dell'Anima, iniziato nel 1895, quando era ancora ragazzo nel seminario di Bergamo. Accanto all'annotazione di alcuni suoi compiti quotidiani, ci sono in queste pagine il suo pensiero e il suo cammino spirituale.

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