Halloween? No, grazie. Preferisco Holyween!

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I CRISTIANI FESTEGGINO LA FESTA DEI SANTI, PIUTTOSTO CHE LAMENTARSI DI HALLOWEEN

(da un’intervista fatta il 30 Ottobre 2013 a Don Andrea Brugnoli)

Premesse

Correva l’anno 834, quando papa Gregorio IV decise di spostare la festa di Ognissanti dal 13 maggio al 1° novembre. Fu una scelta ponderata. L’obiettivo era, infatti, quello di rimuovere i retaggi pagani di alcune popolazioni che culminavano proprio la notte del 31 ottobre, con il capodanno celtico. Festa che veniva definita di "All Allows Even", ossia del "tutto è permesso", persino che i morti potessero tornare in vita.

Oggi, a distanza di secoli dal gesto di Gregorio IV, sembra di vivere una recrudescenza del paganesimo. Il cattivo gusto, l’orripilante, l’eccesso trionfano con la festa di Halloween, che altro non è che una riproposizione in chiave moderna e consumistica delle degenerazioni del capodanno celtico.

 

L’iniziativa HOLYween

Holyween

Si avverte, dunque, di nuovo la necessità di scalzare questa macabra usanza, consacrando la prima notte di novembre ai Santi piuttosto che alle streghe, ai vampiri e agli zombi. Sei anni fa è sorta, per opera di Don Andrea Brugnoli e la comunità da lui fondata, le "Sentinelle del Mattino" (*), HOLYween, un’iniziativa volta a far riscoprire i volti dei Santi, esponendone le immagini fuori dalle finestre durante la notte del 31 ottobre.

 

Il bilancio di attività dell’iniziativa HOLYween

Sta largamente passando l’idea che i cristiani devono festeggiare la loro festa di tutti i santi, invece di lamentarsi che si stia diffondendo Halloween tra i giovani e gli adulti. Sono diverse le parrocchie, soprattutto del Nord d'Italia, che hanno adottato quest’idea e organizzano ogni tipo di iniziativa sotto questo nome: HOLYween. Molte scuole hanno preparato attività didattiche sui Santi e a nessuno sfugge la bellezza di mostrare questi volti, al posto dei mostri horror dei pagani. Insomma, il successo di HOLYween ha superato ogni aspettativa iniziale.

 

Qual è il messaggio che il volto di un Santo trasmette a un giovane d’oggi?

I Santi sono la parte migliore della nostra terra. Sono persone normali che si sono impegnate a lasciare il mondo un po’ migliore e non si sono rassegnati ai problemi della gente, che erano gravi allora e anche oggi. I Santi sono “belli”, perché c’è una bellezza che viene dal cuore. Appendendo i loro volti alle finestre e alle porte di casa, un giovane si circonda di persone belle e questo trasmette il messaggio che anche lui può acquistare questa bellezza. Valgono le parole che pronunciò San Bernardo di Chiaravalle: «Se questo, se quello… perché non io?».

 

L’iniziativa si sta sempre più arricchendo ulteriormente

Sono state fatte delle proposte per le scuole e per i ragazzi del catechismo. Già lo scorso anno molte realtà avevano aderito all’iniziativa con materiale fotografico e resoconti. La fantasia è davvero grande: ad esempio, a Milano, dei giovani di una parrocchia hanno deciso lo scorso anno di portare cibo ai senza fissa dimora vestiti da Santi. Altrove, hanno appeso gigantografie di Santi alte 6 metri sulle facciate delle chiese. Questa riscoperta dei Santi è davvero la risposta della gente al bisogno che abbiamo oggi di riscoprire le nostre migliori radici.

A Roma un’iniziativa simile, chiamata “La Notte dei Santi”, ha riscosso un successo grandioso. Ma segnalazioni di questo tipo arrivano un po’ da tutta Italia. È incoraggiante. E’ necessario foraggiare questi aneliti positivi dei giovani.

 

Bisogna avere più fiducia nei giovani

Tutti siamo chiamati ad avere molta fiducia nei giovani. Non è vero che sono attratti dal male, dalle zucche vuote e dall’horror. Il problema è che non hanno alternative. Ma quando si presenta loro l’ideale di una vita spesa per gli altri, eroicamente dedicata al bene, come è stato per i santi, essi ne sono attratti, perché nel cuore di ogni giovane c’è un’irresistibile passione per lasciare una traccia, per essere un “qualcuno”. 

I Santi li ricordiamo ancora oggi – benché talvolta giovanissimi – per la loro gioia contagiosa. Dobbiamo, quindi, chiedere ai giovani molto e proporre loro una misura alta della vita cristiana.

 

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(*)       Le sentinelle del mattino non sono un movimento, ma dei giovani normali che appartengono alle loro diocesi, gruppi, movimenti, accomunati dal desiderio di risvegliare in ogni cristiano l’essere un evangelizzatore. Per questo organizzano in molte città italiane, francesi e ora anche spagnole delle serate di evangelizzazione dei giovani chiamate “Una luce nella notte”, un format che ora è diventato uno dei metodi più diffusi di primo annuncio ai giovani. Oltre a questo, le “sentinelle” organizzano nelle loro città il “Café teologico”, una sorta di locale dove discutono sui temi scottanti della ragione e della fede, i corsi per fidanzati di primo annuncio, per aiutare le coppie a prepararsi bene per il momento più decisivo della loro vita, il matrimonio, le “barche”, i “corsi Alpha”, le “cellule” e molte altre iniziative di evangelizzazione dei loro coetanei. 

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