LA BENEDIZIONE: tra il rito magico e il rafforzamento della grazia di Dio
Le benedizioni vengono esercitate molto spesso e riguardano differenti oggetti, persone e strutture, a seconda delle circostanze per le quali se ne fa richiesta.
Si può fare benedire la coroncina del Rosario, un'auto nuova, una nuova attività lavorativa, una nuova abitazione etc.
Ma che cos’è una benedizione?
Siamo sicuri che chi la chiede e la riceve sia al corrente di ciò che essa costituisca e di quello che essa comporti?
L’esperienza pastorale insegna che nella maggior parte dei casi molte persone nel chiedere al sacerdote codesta pratica non si mostrino convinte né coscienti di ciò che domandano e del senso reale della benedizione, del suo scopo e delle necessarie disposizioni di atteggiamento che essa richiede da parte nostra, una volta che la si è ricevuta. Quello che conta è che il prete non rifiuti di benedire la nostra auto/casa/moto, ecc! Noi gli diamo l’offerta e non ci deve negare la benedizione!
Non deve quindi stupire che molte richieste di benedizioni vengono effettuate per motivi di superstizione o di scaramanzia, alla stessa stregua di un rito magico portafortuna, come nel caso della signora che vuol fare benedire l’automobile perché ha subito parecchi incidenti, o in quello del contadino che chiede si getti un po’ di acqua benedetta sul suo campo “perché finora ha prodotto legna secca anziché uva o frutti”; o ancora il caso della donna che chiede al prete di buttare acqua benedetta in ogni angolino dell’appartamento, nessuno escluso, poiché “è da un po’ di tempo che litigo con mio marito e i miei figli non riescono a laurearsi, mentre mia suocera sta male e mi riempie di parolacce…”!
Tentiamo allora di rispondere alla domanda che nessuno rivolge mai tutte le volte che si chiede di benedire un locale o un oggetto e che tuttavia costituisce un interrogativo importante nell’ambito della nostra vita cristiana: che cos’è una benedizione e perché chiederla?
Dottrina sulle benedizioni
Le benedizioni da noi comunemente conosciute vengono definite benedizioni invocative, poichè riguardano sempre che si invochi Dio su persone, cose, oggetti, luoghi e strutture.
Accanto ad esse vi sono le benedizioni costitutive meglio note come consacrazioni. Queste ultime vengono dette così per il fatto che costituiscono la persona ad essere consacrata in modo speciale da Dio: benedizioni costitutive sono quelle della consacrazione delle vergini o la professione religiosa attraverso i famosi voti di povertà, castità, obbedienza.
Quelle che assumono maggiore rilevanza per il nostro argomento sono quindi le prime, cioè le benedizioni invocative, dette anche sacramentali.
La benedizione nella Sacra Bibbia
Nel mondo biblico la benedizione è presente in ogni momento ed è un tempo di profonda comunione di Dio con l'uomo e dell'uomo con Dio e ogni altra persona. Il verbo benedire è espresso dal verbo ebraico baràk e dal verbo greco euloghèo ed esso in entrambe le versioni ha il valore fondamentale di dotare di virtù salvifica o riconoscere la virtù salvifica.
Potremmo semplificare le cose dicendo così: quando il soggetto del verbo è Dio e il destinatario è l'uomo (Dio benedice l'uomo), il verbo prende tutte le sfumature di donare. Quando Dio benedice una persona o una cosa, Egli dota quella persona o quella cosa di una virtù salvifica.
Quando invece il soggetto del verbo è l'uomo e il destinatario è Dio (l'uomo benedice Dio), il verbo prende tutte le sfumature di ringraziare (ma anche invocare perché Dio doni).
Quando infine il soggetto del verbo è una persona e il destinatario un'altra persona (l'uomo benedice l'uomo), è necessario vedere il contesto: può significare donare (Isacco benedice Giacobbe col dono della primogenitura), ma può significare anche ringraziare (Giacobbe benedice il faraone).
Ne deriva che ogni benedizione consiste nello sguardo provvidente e benevolo di Dio nei riguardi dell’uomo: Dio ama l’uomo e lo assiste in tutte le circostanze, mentre questi si impegna a fare la Sua volontà in tutto e per tutto. Tutto nella terra e nella realtà cosmica muove a beneficio dell’uomo e ha l’unica funzionalità di mostrarsi a vantaggio dell’umanità soltanto; pertanto nell’ottica di Dio ogni cosa è benedetta perché funzionale all’uomo e non in se stessa. Ma tutto ciò non è stato costitutivo di fortuna e di benessere per Adamo; non perché Dio avesse smesso ad un certo punto di benedirlo, ma perché Adamo, lungi dall’essere fedele alla familiarità con il suo creatore ha preferito macchiarsi con la famosa colpa del frutto proibito. Con il peccato Egli ha rifiutato la benedizione = sguardo benedicente di Dio e la comunione con le creature e pertanto ora si trova in situazioni di avversità sia con l’Uno che con le altre.
Per Adamo quindi, la benedizione divina in se stessa non è stata apportatrice di frutti benefici, avendo lui stesso scelto di rifiutarla con il peccato.
La benedizione oggi
Il passo sopra menzionato trova la sua attualità nelle benedizioni di cui facciamo richiesta ogni giorno al sacerdote e ci permette di comprendere il tema di queste secondo il seguente concetto. Quando si chiede una benedizione:
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Si ha fede che Dio ama tutta la sua creazione e provvede continuamente ad essa.
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Si rendono pertanto grazie a Dio e gloria a Lui per ogni dono del creato
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Si riconosce che al centro della creazione vi è sempre l’uomo
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Che gli oggetti vengono quindi benedetti in funzione dell’uomo e della sua attività: nel benedire una determinata cosa il sacerdote invoca Dio perché guardi con amore quell’oggetto specifico in quanto verterà a beneficio dell’uomo e questi ne farà l’uso corretto.
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Ne deriva che l’uomo sarà disposto a realizzare la volontà di Dio in relazione all’oggetto medesimo
Cosicchè quando si benedice un’automobile non si pronuncia una formula magica su di essa né si asseconda un’usanza tradizionale e priva di senso, ma si invoca il Signore perché guardi con amore le persone che ne faranno uso, le protegga nei loro viaggi e sia il loro compagno di cammino. Come dice lo stesso rituale delle benedizioni dei veicoli (Benedizionale, pag. 411) coloro che si porranno alla guida dell’auto useranno perizia e prudenza e considereranno Dio come il loro continuo compagno. Venendo a mancare queste prerogative, la benedizione non sarà sufficiente a scongiurare eventuali pericoli e incidenti.
Quando si benedicono le mura domestiche, si invoca la protezione di Dio sulla determinata dimora affinché gli abitanti di essa conducano una vita conforme alla rettitudine evangelica e trovino in Dio il loro punto di riferimento.
Quando si benedice un oggetto di pietà o di devozione (un crocifisso, un’immagine, una coroncina) lo si fa per chiedere a Dio che il suo proprietario viva la reale devozione verso ciò che esso rappresenta.
Tutte le circostanze della vita sono occasioni di riscontro della presenza di Dio e legittimano pertanto la volontà di invocarne la presenza di amore e di misericordia e, in questo senso, chiedere le benedizioni vuol dire riconoscere Dio presente in tutte le situazioni ed esprimere la fede che da Lui dipende ogni cosa e ogni situazione, ma chiedere che si benedica un oggetto solo per la soddisfazione che venga benedetto o per scongiurare un’eventuale disgrazia non comporta necessariamente che si esterni un atto di fede.
In più, alla presenza benedicente di Dio corrisponde sempre la collaborazione dell’uomo; ragion per cui si è carenti nella fede allorché si ometta di far seguire il rito di benedizione alla pratica del retto agire cristiano nelle varie circostanze.
Che cosa c’entra l’aspersione dell’acqua?
Essa è un elemento aggiuntivo che costituisce solo un segno esteriore della benedizione. Viene usato in parecchie circostanze, ma potrebbe anche essere omesso. Ma perché proprio l’acqua?
Come afferma sempre lo stesso rituale delle varie benedizioni, l’acqua ricorda il nostro battesimo, sacramento con il quale siamo stati incorporati a Cristo e siamo rinati a vita nuova. La sua presenza nel rito della benedizione – ripetiamo comunque solo simbolica – mentre ci ricorda di essere stati battezzati, ci esorta a vivere il battesimo con maggiore intensità, eludendo ogni forma di peccato e seguendo la volontà di Dio in tutto e per tutto.
Essendo essa solo un segno e non la realtà della benedizione, non è affatto necessario che la si asperga in tutti i luoghi, né vi è carenza di formula benedizionale allorché l’aspersione si ometta in determinati angoli e/o luoghi dell’appartamento: piuttosto, quello che essa esprime e ci invita a ricordare è il nostro essere cristiani in forza del battesimo.
Oltre all’acqua in determinati casi fungono da segni anche l’incenso, espressione di venerazione e onore rivolto alla divinità; o anche l’imposizione delle mani realizzata secondo l’esortazione di Cristo: “imporranno le mani sui malati ed essi guariranno”(Mt 16, 18).
Fonte: Qumran2.net